ed. Adelphi, pp. 260 nell’edizione ridotta, pp. 922 nell’edizione integrale.
Il diario, riporta le quotidiane considerazioni di Etti Hillesum negli anni 1941-942, prima del suo internamento definitivo a Westerbork e del successivo trasferimento ad Auschwitz dove morirà il 30 novembre 1943.
Le dettagliate informazioni di Etty sugli avvenimenti della sua vita pubblica e privata e sui movimenti interni che tali avvenimenti provocano, ci permette di entrare profondamente nel vissuto della giovane donna che ci testimonia la sua vitalità, il suo entusiasmo, la sua straordinaria capacità di ritirarsi in una zona interiore. Il 16 settembre 1942 scrive per esempio: “questo me stessa, la parte più profonda e ricca di me in cui riposo, io la chiamo Dio”. Queste sue parole ci indicano da una parte la sua umanissima forma di religiosità, dall’altra chiariscono il motivo per cui abbiamo inserito il suo diario in una scelta di libri consigliati per affrontare il problema della crisi attuale.
Solo guardando dentro noi stessi, trovando in noi una zona di accoglienza del mondo e delle relazioni, scoprendo nella nostra interiorità sia “il marciume che c’è nei persecutori ma che fa parte di tutta l’umanità” e, contemporaneamente, la bellezza della vita, noi possiamo percorrere una strada che ci porti a quello che è lo scopo della vita e della testimonianza di Etti Hillesum: bandire l’odio.
Nelle pagine del suo diario, nei racconti di una giovane vita in particolari e critiche condizioni , nella consapevolezza di essere una ebrea nell’Amsterdam occupata dai Nazisti agli inizi degli anni ’40, nelle oneste ammissioni di essere una donna “viziata e indisciplinata”, nelle riflessioni sulle proprie relazioni amorose, di amicizia, di accoglienza e di respingimento, Etti ci parla di un percorso non sempre lineare perseguito però con chiarezza: Il messaggio forte che ci arriva è quello di non reagire con l’odio di fronte alla violenza e all’aggressione. Già agli inizi del 1941 scriveva “l’odio indifferenziato è la cosa peggiore che ci sia: se anche non rimanesse che un sodo tedesco decente, questo meriterebbe di essere difeso contro quella banda di barbari “.
Etti Hillesum si sprofonda in se stessa, accogliendo sulle orme di Rilke l’idea che un solo spazio e una sola mente compenetrano ogni essere umano e che, mentre le minacce e il terrore crescono di giorno in giorno, mentre la notizia che tutti gli ebrei verranno prima o poi deportati in polonia e sterminati, occorre riuscire a trovare una mente comune dell’umanità e a preservare l’atteggiamento con cui si possa “andare all’inferno con la maggior grazia possibile”. Riportate a noi e ai nostri giorni queste considerazioni ci aiutano a trovare un indirizzo su come comprendere il mondo, per molti versi orribile, che ci circonda (inquinamento, mostri politici, disastri economici, controllo pervasivo) e operare con grazia e amore , riconoscendo che tutto ciò che accade fa parte anche di noi stessi e che a tutto ciò possiamo porre rimedio.