Film di Shui Aiello e Catherine Catella, Francia, 2024.
Il film era stato preceduto da un altro film dal titolo Un paese di Calabria che raccontava i primi vent’anni di sperimentazione di una politica inclusiva e di accoglienza dei migranti messa in atto da Domenico Lucano a Riace. Un paese di resistenza parte invece dal momento dell’arresto del sindaco di Riace e racconta la storia delle accuse, della difesa, della solidarietà, dello smantellamento, della strumentalizzazione e della manipolazione di una realtà semplice di umanità. Il film racconta la pervicace e arrogante volontà di distruggere una possibile alternativa alla società neoliberista, capitalista, consumista e individualista che il potere impone ai propri cittadini, con la persuasione occulta oppure con la violenza.
Il film è commovente e forte, ricco della verità delle parole semplici di Lucano e dei suoi cittadini, delle parole brutali e razziste di Salvini, dell’ignavia e della corruzione che hanno fatto da sfondo alla vicenda: non manca nulla della complessità della vicenda e l’analisi documentata e precisa che fanno le registe svela i meccanismi prevaricatori del potere che riescono a far diventare inadempienze amministrative reati penali, anche dove l’evidenza dei fatti e l’obiettivo dei progetti non fa che mettere in evidenza l’innocenza e la buonafede di ogni gesto che è stato compiuto.
Il film appartiene a quel filone di documentazione impegnata a rivelare la volontà del sistema di annientare le possibili alternative al sistema stesso; la volontà arrogante del potere di negare i valori di umanità fatti di accoglienza, di cura, di inclusione, di prospettiva e di visione che hanno caratterizzato l’esperimento di Riace.