Jouvence, Milano, 2024, pp. 594
La traduzione del libro Āzādi sedā-ye zanāne dārad (La libertà ha voce di donna), Danimarca 2023, si pone l’obiettivo di dare voce a chi scrive e di dare a chi legge la possibilità di comprendere sfumature del vissuto reale afghano, che vanno oltre le letture semplicistiche, comode e stereotipate. Il libro nasce dall’iniziativa della regista afghana Zainab Entezār (nata nel 1994), che ha raccolto le testimonianze di 36 donne incontrate durante le proteste e le marce organizzate a seguito dell’arrivo dei talebani (15 agosto 2021), trascrivendole per poi diffonderle fuori dall’Afganistan. Zainab Entezār è una giovane regista e scrittrice laureata in giornalismo: ha scritto e diretto quattro brevi film e ha pubblicato due romanzi, ma oltre a dedicarsi alle sue attività creative, Entezār ha guidato per tre anni la Women’s Committee nel New Thought Youth Organization. Dopo aver vissuto latitante in Afghanistan, ora ha trovato rifugio in Germania.
Ad occuparsi della diffusione in Europa di questa raccolta è stato lo scrittore Āsef Soltanzādeh, che ora risiede in Danimarca e che ha scritto un’appassionata introduzione al volume (la postfazione nella edizione italiana). Egli nasce a Kabul nel 1964, fugge prima in Pakistan e poi in Iran, dove vivrà per diciassette anni fino al 2002, quando è nuovamente costretto ad andarsene a causa delle politiche iraniane di rimpatrio dei rifugiati afghani. Da allora vive e lavora in Danimarca. È a lui che Entezār invia i racconti dall’Afghanistan, temendo che finiscano nelle mani dei talebani, per concretizzare il progetto di pubblicazione delle testimonianze in Europa, pubblicazione che avverrà in lingua dari nel giugno del 2023.
Raccontare la propria storia è per queste donne afghane un modo, a volte l’unico, per esistere nella sfera pubblica. La donna è altrimenti solo madre di, figlia di o moglie di: non esiste come persona in sé, ma in funzione dell’uomo. Parlare, scrivere, firmarsi con il proprio vero nome e mostrare il viso sono tutte forme di resistenza politica al ruolo subalterno e alla violenza patriarcale e di genere. Il loro racconto diventa una forma di autodeterminazione rispetto alle narrazioni imposte da fuori e da altri. Fuorché il silenzio è dunque una raccolta che comprende racconti diversi, basati su contesti geografici-etnico-linguistici e culturali diversi, è una raccolta di storie vere, semplici e dirette che aprono uno squarcio su vissuti reali in cui la tragedia e il trauma non corrompono i valori dell’esistenza.
Alcune di queste donne che raccontano sono famose per le loro vicende, altre sconosciute. Il filo che le lega è l’imprescindibile volontà di perseguire ciò che oggi sembra impossibile, una volontà che trascende le proprie vite e che si mette a servizio delle generazioni future.
Con la traduzione e la diffusione di questi racconti abbiamo una piccolissima parte in questa vicenda, perché la lettura delle loro storie mette un seme nelle nostre menti i cui frutti sono sconosciuti ma inevitabili.