Elèuthera, Milano, 2020, pp. 392
Kropotkin (1842 – 1921) scrive questo libro in forma di brevi saggi pubblicati sul periodico inglese The Nineteenth Century tra il 1890 e il 1896, saggi che vengono poi raccolti in un libro nel 1902.
Kropotkin lavora dunque a quest’opera a circa trent’anni dalla prima pubblicazione dell’Origine delle specie di C. Darwin, lavoro che in quegli anni era ancora oggetto di discussione all’interno della comunità scientifica. Kropotkin ne accetta la visione fondamentale, che la vita sia frutto di un’evoluzione dovuta anche a continui adattamenti ai cambiamenti ambientali da parte delle specie, ma vuole ampliare quella visione indicando nel ‘mutuo appoggio’ non solo uno dei fattori chiave dell’evoluzione ignorato da Darwin, ma vedendo in questo uno dei tratti comuni alla stragrande maggioranza delle specie viventi, incluso l’uomo.
Dalla teoria dell’evoluzione Darwiniana si è, spesso in modo improprio, dedotto un principio di competizione e di lotta per la sopravvivenza, come base dello sviluppo biologico e umano. Kropotkin, portando moltissimi esempi dalla vita animale, mostra come la cooperazione sia invece uno dei fattori, forse il fattore principale, su cui si fonda la sopravvivenza e il successo delle specie.
Il suo campo di interesse è però soprattutto l’umano e a questo dedica gran parte del suo lavoro, esaminando le moltissime manifestazioni di cooperazione nate dal basso, in particolare durante tutto il medioevo: le gilde e le comunità di villaggio, che sviluppano comportamenti di solidarietà, intelligenza collettiva, democrazia, innovazione tecnica. Tali organizzazioni, diffuse in ogni parte del mondo, sono osteggiate dalla nascita degli stati nazionali e dal consolidarsi di poteri forti, che tendono a creare delle strutture amministrative gerarchiche il cui vertice è lontano dalla vita dei contadini, dei commercianti e degli artigiani che avevano dato vita a quelle comunità. Ciò nonostante dove si crearono le condizioni, ancora sul finire del XIX secolo, le comunità si riformarono, in molti casi rinunciando alla proprietà privata della terra a favore della condivisione.
Negli ultimi capitoli K. sostiene che l’umanità stava vivendo la nascita di una nuova cultura, capace di condividere e cooperare, ma purtroppo le nazioni pochi anni dopo daranno prova di non avere alcuna considerazione della vita umana. È comunque un libro capace di illuminare un aspetto largamente presente fra gli insetti così come negli animali “più evoluti” e nella società umana, ma stranamente ignorato: la cooperazione. È un’opera che acquista un valore particolare in relazione alla nostra cultura di esaltazione dell’individuo.