Einaudi, Torino, 2024, pp. 312
“Cosa state facendo per contrastare il riscaldamento globale? Avete comprato la vostra sporta riutilizzabile per usare meno sacchetti di plastica? Andate in giro con la vostra borraccia personale per non dover comprare bevande in bottiglie di plastica? Adesso ce l’avete una vettura elettrica? Diciamolo chiaramente. Tutte queste buone intenzioni non portano a niente. Al contrario, possono addirittura recare danno. E la ragione è che nel momento in cui ci si convince di star facendo qualcosa per combattere il riscaldamento globale si smette di pensare di poter agire in maniera più radicale, cioè fare quanto sarebbe realmente necessario.”
Questo è l’incipit del libro: lapidario e terribilmente reale. A titolo di conferma di queste parole basti pensare che nei mesi del 2020 in cui si sono quasi fermate molte attività a livello globale, cioè un cambiamento radicale degli stili di vita, la diminuzione delle emissioni di CO2 è stata solo del 5,4%. L’obiettivo posto dalla scienza è una riduzione del 45% entro il 2030. Insomma: un cambiamento di una tale portata non è determinato dai nostri stili di vita, che incidono, nella migliore ipotesi, ben poco.
Il libro è un esame di ‘quanto sarebbe realmente necessario’ fare. È un esame delle cause economiche e umane della catastrofe climatica e offre un’indicazione per giungere al cambiamento necessario. L’autore rende coerente e semplice l’esame di una realtà di enorme complessità attraverso brevi e incisivi paragrafi che danno all’opera un senso di grandissima chiarezza. È un testo ricchissimo di argomenti, spunti, riflessioni, provocazioni e fonti documentali sul rapporto fra il capitalismo e la vita della gente, sulla distruzione sistematica delle comunità umane e sull’abbondanza della decrescita in contrasto con la scarsità portata dal capitalismo. La sua ispirazione è un Karl Marx degli ultimi anni, quando, dopo la stesura delle sue opere insieme a Friedrich Engels, si ritira in uno studio che lo porta ad una svolta che oggi definiremmo ‘ecologista’.
La conclusione si condensa in un appello: “In passato, proprio a causa della nostra indifferenza, l’1 per cento dei ricchi e le élite hanno potuto cambiare le regole a loro piacimento, strutturando la società in linea con il proprio sistema di valori.Ora è giunto il momento di dire NO in maniera netta. Abbandoniamo il cinismo e mostriamo la forza del 99 per cento. Per farlo la chiave sta nella capacità di mobilitazione di quel 3,5 per cento, ora e subito. Se da questo movimento riuscirà a generarsi una grande ondata, di sicuro il potere del capitale ne verrà limitato, la democrazia potrà rinnovarsi e la società uscire dalla dipendenza dal carbonio.”